Souvenir Addicted in USA by Michela

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route66 photo by michela crosaQuando rientriamo da un viaggio importante, molto raramente torniamo a mani vuote. Già solo lo spedire una cartolina o fotografare il luogo in cui si è stati implica la creazione di un ricordo nella nostra mente o di un argomento di discussione nelle lunghe serate con gli amici. Anche per me vale la stessa cosa, soprattutto quando si tratta di importare uno stile appartenente ad un altro paese nella vita quotidiana. Fin dal primo viaggio negli States sono stata colta da quella che io soprannomino essere la souvenir addiction.

hard rock cafe san francisco

Una delle mie tappe fisse è la visita allo shop dell’Hard Rock Café per comprare una maglietta da portarmi a casa.

Ma come sono nati questi locali? Da una semplice idea: la ricerca di un buon burger on the road o per un pranzo veloce. Il primo Hard Rock Cafè fu aperto a Londra nel 1971, da due ragazzi americani che esportarono la loro cultura dell’hamburger in Europa.

Ma come nasce la storia delle magliette? Per caso. Per un certo periodo il marchio Hard Rock Café sovvenzionò una squadra di calcio locale con una divisa bianca. Terminato il campionato, le magliette avanzate furono regalate ai clienti fissi del locale. Diventarono in poco tempo richiestissime tanto che alcuni clienti entravano nel locale solo per comprare le magliette che non per mangiare.

plates_photo by michela crosa

Un altro souvenir tipico americano, e non solo dei viaggiatori, sono le plates (le targhe automobilistiche e motociclistiche). La ricerca delle targhe è molto particolare, normalmente le migliori si trovano frequentando i mercatini, le bancarelle o le tabaccherie locali. Ogni targa è caratterizzata dal nome della nazione, riporta immagini tipiche o caratteristiche del paese oppure possono essere edizioni speciali come centenari, inaugurazioni di monumenti, campagne di difesa degli animali etc..

La ricerca deve essere inoltre accurata. Le targhe devono essere il più pulite possibili, poco o addirittura non arrugginite ma soprattutto devono riportare il bollino con l’indicazione dell’anno di emissione della stessa sul mercato. Se tutte queste caratteristiche vengono soddisfatte allora sono targhe vere e realmente utilizzate. Il costo varia moltissimo non solo grazie ai dettagli aggiunti o mancanti ma anche perché le targhe degli stati della west coast venduti nella east coast e viceversa sono molto più costose e più ricercate anche dai locali. Appendere targhe nel proprio garage è diventato parte di quella cultura americana che cerca di preservare la propria storia soprattutto quella motociclistica e della mother road.

route66_bar_photo by michela crosa

Un altro collezionismo che piace l’oggettistica riguardante la Route 66. Tutto ciò che ha a che fare con questa strada: pompe di benzina, flipper, frigoriferi, distributori di bibite, modelli di auto anni 60 etc.. è oggetto di collezionismo. Le stesse cittadine che nascono attorno alla mother road, cercano di mantenere viva la loro storia mantenendo il più possibile attivi i negozi caratteristici quali Barber Shops , Trading Post, negozi di ricambi e così via.

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Michela Crosa
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3 Replies to “Souvenir Addicted in USA by Michela”

  • Anche noi non possiamo lasciare un luogo visitato senza portarci dietro qualche souvenir; mi sembra così di portarmi dietro un pezzetto di viaggio che rimarrà sempre con noi.

  • Credo sia normale voler portare a casa un ricordo tangibile del proprio viaggio. Anche io ho un’ampia collezione di souvenir. Ormai non ho più posto per magneti e palle di neve!

  • Uh io ho comprato targhe per tutti! stavano in valigia, sono ancora esposte nelle case degli amici, e sono un bellissimo ricordo del nostro viaggio negli States. A Santa Monica ho comprato un sacco di souvenir di Bubba Gump invece…

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