A Santa Barbara abbiamo incontrato un personaggio proprio “alternative”
16 Febbraio 2018
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18 Agosto 2015. Viaggio nella west coast americana con i compagni di una vita, Roberta (prima volta in America), Luca e Daniele (i veterani) ed infine io. Arrivati a Santa Barbara, e dopo aver passato la giornata in auto parcheggiamo di fronte al nostro hotel: The Inn at the East Beach.
Prima di noi alla reception, un’altra famiglia, cerca di fare il check in. Dal nostro arrivo, saranno passati almeno altri venti minuti prima che fosse il nostro turno.
Il buon vecchio Frankie
“Buonasera, sono Frank Santana, proprietario dell’hotel The Inn at the East Beach. Da dove provenite?” E noi :“Siamo italiani, di un paesino nel Nord Italia e stiamo arrivando da Los Angeles città”. “Bello!” Controllati i documenti, inizia ad elencarci tutto ciò che non può essere portato in stanza : non sono ammessi animali “no dogs, no cats, no penguins, no fishes, no giraffes, no zebras, no crocodiles, no kangaroos,no monkeys, no hyppos, no pandas…” ; non è possibile mangiare ma si può usare il frigo e farsi il the; la colazione sarebbe stata servita dalle sette e mezza alle nove e mezza ed era possibile chiedere gli asciugamani per andare in spiaggia. Alti venti minuti di prezioso tempo persi ma chiavi della stanza guadagnate.
Purtroppo Daniele, senza farlo apposta, gli chiede cartine del posto e indicazioni su locali in cui è possibile cenare. Riparte l’incubo, Frankie. II Sig. Santana, tira fuori dai mille cassetti del suo scrittoio piantine, mappe, orari di bus e treni, depliant dello zoo e ci spiega tutto: bus da prendere, costi, orari etc (e qui una’altra mezzora se ne è andata). “Mamma mia ma quanto parla”, pensiamo noi. Inizia poi a descriverci tutti i locali tipici del porto, ci regala ogni genere di sconto o omaggio, il tutto sempre estraendo carta dai cassetti. “Grazie ma al porto ci vorremmo andare domani” diciamo noi e lui inizia a spiegarci tutto quello che c’è nei dintorni, dal centro commerciale fino a citare un hotel che si trova dall’altra parte della strada che ospita un ristorante interno. Dopo la marea di parole, guardiamo l’ora e ci rendiamo conto che sono le ventuno e cinquantacinque e pensiamo, “parcheggiamo e portiamo le valigie in stanza”.
Alla ricerca di un posto dove cenare in compagnia
Alle ventidue e zero cinque circa, ci avviamo alla ricerca di questo ristorante ma scopriamo chiudere alle ventidue. Ci guardiamo e pensiamo “E adesso, dove si va?” . Subito Luca, visto anche la sua dipendenza da panini, consiglia di cercare il Mac Donald’s della città.
Pronti, via! Impostiamo il navigatore con la via esatta ma di quest’ ultimo non si vede nemmeno l’ombra. “Strano” pensiamo noi, cerchiamo nelle vie li intorno e niente da fare non esiste. Al suo posto abbiamo trovato un Subway ma rammaricati scopriamo che anche questo chiude alle ventidue.
“Eh, ma che sfortuna stasera, che facciamo?”. Iniziamo a vagare per il centro città, ma tutti i locali in cui entriamo ci dicono che la cucina ha già chiuso. Sconsolati, iniziamo a vagare per le viuzze della città scattando foto e alla fine riusciamo a trovare uno Starbucks.
“Uno Starbucks aperto? A quest’ora?”Erano le ventitre e quindici circa, pensai tra me e me, “sarà già chiuso o sta chiudendo?. Ci avviamo all’ingresso laterale e stupiti, vediamo che chiude alle ventitre e trenta . “Ragazzi siamo salvi! Ce la facciamo a mangiare in venti minuti!” Siamo entrati e abbiamo cenato ordinando the, cappuccini, tramezzini e focaccine.
Starbucks, quella volta, ci ha proprio salvato la serata!
Con le sue camicie stile hawaiano e un’ospitalità dallo stile californiano tipicamente rilassato non si può ricordare questo mitico personaggio sorridendo. Inoltre la sua ottima colazione a base di croissant e muffin di ogni tipo è stata molto apprezzata la mattina successiva, soprattutto quando a trovare i peperoni nella sua merendina è stato Luca.
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